24H Tokyo // Elia Crippa

Il progetto è strutturato come un tour di 24 ore a Tokyo: ogni tavola di studio corrisponde ad un salto temporale di 6 ore ed è ambientata in un quartiere caratteristico della città (ce ne sarebbero molti di più ma ho dovuto, purtroppo, effettuare una scelta…); le tavole che seguono a quelle di studio sono legate a queste ultime e ne sviluppano il tema.

Ho immaginato di idealizzare i diversi abitanti di Tokyo creandone dei “prototipi” sotto forma di spirito/idea; la lettura però può anche essere differente: proprio per la quantità di atmosfere contrastanti che convivono all’interno della grande metropoli, essa è facilmente riflesso della complessità di un unico individuo. Ecco quindi che la sequenza di tavole mostra la trasformazione di una donna di Tokyo (una donna che ama giocare con la moda, ovviamente) nell’arco di una giornata.

Ho disegnato anche un logo per la collezione di capi e accessori creati nelle tavole di studio; spesso il logo ha facilitato la modifica di capi già esistenti e la creazione di elaborati materici, consentendo di mantenere più facilmente un filo conduttore.

La prima tavola è ambientata a Roppongi, quartiere rinomato per il divertimento notturno, a mezzanotte precisa. Lo studio di questa tavola è incentrato sugli abiti e sulla diversa interazione con la luce di tessuto metallizzato e paillettes. Ho disegnato tre figurini dinamici, due che indossano uno stesso capo tinto in modo differente e un terzo che ho vestito con un abito ispirato alle lanterne di carta. Nella palette di colori dominano un azzurro fluorescente e un rosa freddo accanto a due diversi toni di grigio; ho deciso di presentare la tavolozza sotto forma di ideogrammi (in particolare, l’ideogramma che ho deciso di utilizzare si legge “yoru” e significa “notte”); l’deogramma è presente anche negli abiti progettati: in uno di essi come semplice accessorio decorativo, nell’altro dà forma ad una originale spallina. Grazie a photoshop sono poi riuscito a rendere in modo efficace l’idea di una stampa metallica all-over. Il tessuto che ho rielaborato nelle tavole seguenti vede l’utilizzo delle paillettes per astrarre le confuse luci della città di notte.

Lo stile si fa più sobrio nella seconda tavola di studio: sono le sei di mattina e ci troviamo presso il santuario Meiji. Ricordo ancora perfettamente il giorno che l’ho visto per la prima volta. Dopo aver passeggiato per le rumorose e colorate strade di Harajuku, meta di divertimento e shopping poco impegnativi, mi sono ritrovato davanti ad un enorme parco, il cui ingresso era sovrastato da un enorme Torii ligneo: se fino a un secondo prima ci si trovava tra i palazzi della metropoli più grande del Giappone, varcata quella soglia sacra si è completamente immersi nella natura. Non si sentono neanche i suoni della città. E in mezzo a questo polmone verde, dopo essersi purificati presso le consuete fontane all’entrata, si accede ad un sobrio ed elegante tempio incorniciato da una coppia di enormi alberi di canfora. Per rappresentare questo lato del Giappone, questa forte spiritualità legata alla natura che persiste con forza anche in una metropoli come Tokyo, ho progettato un outfit camicia-gonna caratterizzato da forme tradizionali e colori terrosi, legati al mondo naturale. Mi sono ispirato anche ai personaggi di un lungometraggio del maestro d’animazione Hayao Miyazaki, “La principessa mononoke”, abbigliati alla maniera delle antiche popolazioni autoctone del Giappone; anche la capigliatura dei figurini richiama tradizionali modalità di acconciare i capelli. La gonna dell’outfit, asimmetrica, vuole rappresentare il contrasto tra i grattacieli e le chiome degli alberi. Per impreziosire i capi progettati ho creato un pattern in cui si susseguono ideogrammi e il logo della collezione, ma ho deciso di realizzarlo ricamando a mano i segni per approfondire l’idea di un recupero della tradizione e del lavoro manuale; ho poi ricamato il pattern originale su di un supporto cartaceo verticale a richiamare le preghiere che vengono legate ai rami degli alberi.

Marunouchi è la zona che fa da sfondo alla terza tavola di studio, ed è mezzogiorno in punto: seguiamo un’impiegata durante la sua pausa pranzo, che può avvenire nei lussuosi centri commerciali dei grattacieli accanto al suo ufficio come nel vicino e modaiolo quartiere di Ginza. Per esaltare questa tavola e un altro lato degli abitanti di Tokyo, ovvero la loro formalità e il rigore, ho deciso di realizzare i figurini in bianco e nero sfruttando la particolarità dei retini per manga. L’outfit giacca-pantalone è pensato per essere sobri con eleganza, con pochi dettagli ben pensati che lascino la possibilità di esprimersi senza tuttavia dare troppo nell’occhio (cosa che potrebbe risultare inappropriata nel contesto). La fantasia degrada dal bianco al nero, in modo differente in ciascun outfit per sperimentare diverse possibilità. Ancora una volta ho voluto citare l’abbigliamento tradizionale: una fascia centrale del completo è di colore diverso in omaggio agli obi che legano in vita i kimono (gli obi di solito si abbinano per contrasto al colore del kimono).

Nell’ultima tavola di studio ho voluto ispirarmi all’abbigliamento steampunk e sportivo, creando un impermeabile caratterizzato da asimmetria e cerniere (le quali permettono di rimuovere o aggiungere maniche e cappuccio). Il set della tavola è l’isola artificiale di Odaiba, luogo straordinario e suggestivo. La particolarità di questo look è l’uso di colori fluorescenti: al buio e con la black light è possibile veder risplendere cerniere e altri dettagli dell’outfit così come il logo stampato. In altri capi a cui ho apportato modifiche è possibile con la black light vedere ideogrammi decorativi invisibili alla normale luce del sole.

Vorrei concludere portando l’attenzione su un ulteriore dettaglio: tutti i figurini del progetto indossano calzature stilizzate e trasparenti; questa scelta è legata alla creazione protagonista dell’ultima tavola. Ho voluto progettare calzature di plastica di diverse lunghezze, stivali e stivaletti le cui suole si rifacessero ai tradizionali sandali giapponesi e la cui chiusura fosse costituita da cerniere in contrasto con la trasparenza del materiale. Le cerniere si trovano lateralmente nel caso degli stivali più bassi, davanti in quelli più alti, dove separano l’alluce dalle altre dita dei piedi (nel caso degli stivali più bassi la separazione avviene tramite modellazione della punta della scarpa). La decorazione è semplice ma d’impatto: può essere il logo della collezione oppure, caso più originale, un haiku stampato con inchiostro nero: l’idea è che da lontano, essendo lo stivale trasparente, sembri che si indossi solo una poesia. I versi che ho scelti sono tra i miei preferiti in assoluto, un componimento di Yosano Akiko: “Tu, giovanotto, non sogni forse l’amore? Non vuoi l’amore? E distogli lo sguardo da labbra che bruciano”. Per quanto sia stata una scelta forse fin troppo dettata dall’istinto ha contribuito a rendere ancora più personale e sincero questo progetto.

Elia Crippa

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